Per colpa di un accento
un tale di Santhià
credeva d'essere alla meta
ed era appena a metà.
Per analogo errore
un contadino a Rho
tentava invano di coglierel
e pere da un però.
Non parliamo del dolore
di un signore di Corfù
quando, senza più accento,
il suo cucu non cantò più.
ancora Gianni Rodari
che legge Gianni Rodari
Il dittatore
Un punto piccoletto
superbioso e iracondo
"Dopo di me" gridava
"verrà la fine del mondo!"
Le parole protestarono:
"Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un punto e basta
e non è che un punto e a capo!"
Tutto solo
a mezza pagina
lo piantarono in asso
e il mondo continuò
una riga più in basso.
http://www.indire.it/Rodari/studio/opere/poesie/audio/ditt.rm
Un tale di Macerata
Ho conosciuto un tale,
un tale di Macerata
che insegnava ai coccodrilli
a mangiare la marmellata.
Le Marche, però,
sono posti tranquilli,
marmellata ce n'è tanta
ma niente coccodrilli.
Quel tale girava
per il monte e per la pianura
in cerca di coccodrilli
per dimostrare la sua bravura.
Andò a Milano,a Como,
a Lucca, ad Acquapendente,
tutti posti bellissimi
ma coccodrilli...niente.
E' ancora lì che gira,
un impiego non l'ha trovato:
sa un bellissimo mestiere
ma è sempre disoccupato.
http://www.indire.it/Rodari/studio/opere/poesie/audio/mac.rm
Un signore con tre cappelli
Ho conosciuto un tale,
un tale di Vignola,
che aveva tre cappelli
ed una testa sola.
E girava, girava
per il monte e per il piano
con un cappello in testa
gli altri due uno per mano.
Un giorno che pioveva
incontrò un poveretto
che in testa non portava
né cappello né berretto.
"Ecco" disse quel tale
"il mondo è tutto sbagliato!
A me tre cappelli,
a lui il capo bagnato!"
E andando per la sua strada
mentre fischiava il vento
quel signore con tre cappelli
era molto malcontento...
http://www.indire.it/Rodari/studio/opere/poesie/audio/3capp.rm
mercoledì 17 ottobre 2007
Il paese dei bugiardi
C'era una volta, là
dalle parti di Chissà
il paese dei bugiardi.
In questo paese
nessuno diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c'era subito uno pronto a dire:
"Oh! Che bel tramonto!"
E di sera
sela luna faceva
più chiaro di un faro
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna!"
"Non ci si vede niente!"
Se ridevi
ti compativano:
"Poveraccio!"
"Peccato!"
"Ma che gli sarà mai
capitato di male"
E se piangevi:
"Che tipo originale,
sempre allegro
sempre in festa!"
"Deve avere i milioni alla testa!"
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso
non era permesso
e poi
tanto ci erano abituati
che si capivano lo stesso.
Ma un bel giorno
in quel paese
capitò un povero ometto
che il Codice dei Bugiardi
non lo aveva mai letto
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando "giorno" il giorno
e "pera" la pera
e non diceva parola che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere in manicomio.
"E' matto da legare!
Dice sempre la verità!"
"Ma no! Ma via..."
"Ma va!"
"Parola d'onore!
E' un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello!"
La strana malattia
fu descritta in 33 puntate
sulla "Gazzetta della Bugia".
Infine,
per contentare la curiosità popolare
l'uomo che diceva la verità
fu esposto, a pagamento,
nel giardino zoo-illogico
(anche quel nome
l'avevano rovesciato)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa!
Ma questo non interessa,
cosa ancor più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva!
E piano piano
in tutta la città
si diffuse il bacillo della verità.
Dottori, poliziotti, autorità,
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare:
dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane,
vino al vino,
bianco al bianco
e nero al nero.
Liberò il prigioniero
e lo elesse presidente.
E chi non mi crede...
...Non ha capito niente.
Gianni Rodari
Filastrocche in cielo e in terra
dalle parti di Chissà
il paese dei bugiardi.
In questo paese
nessuno diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c'era subito uno pronto a dire:
"Oh! Che bel tramonto!"
E di sera
sela luna faceva
più chiaro di un faro
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna!"
"Non ci si vede niente!"
Se ridevi
ti compativano:
"Poveraccio!"
"Peccato!"
"Ma che gli sarà mai
capitato di male"
E se piangevi:
"Che tipo originale,
sempre allegro
sempre in festa!"
"Deve avere i milioni alla testa!"
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso
non era permesso
e poi
tanto ci erano abituati
che si capivano lo stesso.
Ma un bel giorno
in quel paese
capitò un povero ometto
che il Codice dei Bugiardi
non lo aveva mai letto
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando "giorno" il giorno
e "pera" la pera
e non diceva parola che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere in manicomio.
"E' matto da legare!
Dice sempre la verità!"
"Ma no! Ma via..."
"Ma va!"
"Parola d'onore!
E' un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello!"
La strana malattia
fu descritta in 33 puntate
sulla "Gazzetta della Bugia".
Infine,
per contentare la curiosità popolare
l'uomo che diceva la verità
fu esposto, a pagamento,
nel giardino zoo-illogico
(anche quel nome
l'avevano rovesciato)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa!
Ma questo non interessa,
cosa ancor più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva!
E piano piano
in tutta la città
si diffuse il bacillo della verità.
Dottori, poliziotti, autorità,
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare:
dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane,
vino al vino,
bianco al bianco
e nero al nero.
Liberò il prigioniero
e lo elesse presidente.
E chi non mi crede...
...Non ha capito niente.
Gianni Rodari
Filastrocche in cielo e in terra
lunedì 1 ottobre 2007
Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati (b.brecht)
Sì, confermo: giocavo con i Lego, da piccola...avevo una mezza dozzina di muccitielli con le facce gialle e la testa grossa e parrucca marrone o nera, bionde no forse perchè sparava col color capoccia: la famiglia ClicClac.
Coi mattoncini ideai per i muocci un bel loft ultra moderno, le mura fornite in comodato d'uso da una mensola della libreria di mia sorella, previo sfratto di un paio di dizionari e un saggio sulla rivoluzione bolscevica.
L'appartamento era davvero bello e spazioso abbastanza per 4 cliclac...sì cortese lettore, i muocci erano 6. Ma,tragedia, c'erano 4 posti letto, omettendo al gentil cuore dei più sensibili che in aggiunta due di questi letti disponibili erano in realtà divani dal modernissimo design ma impossibilitati a diventare confortevoli talami e poco pratici a posizionarci i dormituri per intero. E spazio per altri lettini proprio non ce n'era.
Meditante una soluzione per i due senza tetto e per i due che rischiavano il mal di schiena (il senso di giustizia di una bambina di 8 anni si spinge fino all'impossibilità di decidere chi fra i sei meritava a fine giornata di dormire ) chiesi consiglio e soluzioni in giro.
In primis speravo di convincere mia sorella a donarmi un altro monolocale possibilmente confinante, Così stanno comunque tutti insieme, ti pare? Non ti allargare, chiuso l'argomento, questa è una libreria mica un quartino. Uhm, ma io...Senti, elimina due figli e falli diventare due amichetti che vanno a giocare lì e poi tornano a casa loro.
Sembrava una soluzione illuminata e pertinente...bastavac he i signori ClicClac abbandonassero due dei 4 figli, magari i più gialli...e che poi sti due poveracci, reinseriti nella mia fiction in ruolo di comprimari amici dei giallo chiari, dopo aver passato il pomeriggio di giochi in casa dei cumpagnielli fortunati tornassero a dormire a casa loro...semplice...Ero quasi convinta quando realizzai all'improvviso l'amara verità, Ma casa loro dov'è??
La frustrazione acuminata dall'impossibilità di far capire agli adulti che il problema era reale (posti letto, caro affitti e abbandono di minori itterici) mi durò per qualche giorno poi trovai una brillante soluzione al problema...Come avevo fatto a non pensarci prima...Letti a castellooo!
Mi sono ricordata dei ClicClac e dei loro problemi locatori mentre cercavo casa nella capitale e mi sono ritrovata con addosso la stessa frustrazione a visitar stanzette dove ci starebbe solo il Rocci di mia sorella mentre il saggio bolscevico dovrebbe sostare in corridoio. La fortuna infine mi ha baciato, giusto in tempo, chè a macinar chilometri per vedere monoloculi al prezzo di super attici cominciavo ad abusare di Malox.
E mentre arredo la mia stanza a suon di Ikea e suppellettili riscattati ad amici e pattumiere, la bambina di 8 anni che ero pensa e ripensa a Ma casa loro dov'è? Alle gabbiette e a chi ahimè gioco forza ci abiterà, che qui non c'è trippa per gatti, e poi c'è gatto e gatto, e il gatto che si accontenta gode, anche se sta un po' stretto, anche a denari, visti i costi degli affitti e le due caparre etceterà.
E seduta su uno sgabello/scaletto di finto vero legno io e la bambina ci sentiamo un po' meno impotenti a ribadire a chi ha almeno il soffitto alto: letti a castello, signori, letti a castello...
Coi mattoncini ideai per i muocci un bel loft ultra moderno, le mura fornite in comodato d'uso da una mensola della libreria di mia sorella, previo sfratto di un paio di dizionari e un saggio sulla rivoluzione bolscevica.
L'appartamento era davvero bello e spazioso abbastanza per 4 cliclac...sì cortese lettore, i muocci erano 6. Ma,tragedia, c'erano 4 posti letto, omettendo al gentil cuore dei più sensibili che in aggiunta due di questi letti disponibili erano in realtà divani dal modernissimo design ma impossibilitati a diventare confortevoli talami e poco pratici a posizionarci i dormituri per intero. E spazio per altri lettini proprio non ce n'era.
Meditante una soluzione per i due senza tetto e per i due che rischiavano il mal di schiena (il senso di giustizia di una bambina di 8 anni si spinge fino all'impossibilità di decidere chi fra i sei meritava a fine giornata di dormire ) chiesi consiglio e soluzioni in giro.
In primis speravo di convincere mia sorella a donarmi un altro monolocale possibilmente confinante, Così stanno comunque tutti insieme, ti pare? Non ti allargare, chiuso l'argomento, questa è una libreria mica un quartino. Uhm, ma io...Senti, elimina due figli e falli diventare due amichetti che vanno a giocare lì e poi tornano a casa loro.
Sembrava una soluzione illuminata e pertinente...bastavac he i signori ClicClac abbandonassero due dei 4 figli, magari i più gialli...e che poi sti due poveracci, reinseriti nella mia fiction in ruolo di comprimari amici dei giallo chiari, dopo aver passato il pomeriggio di giochi in casa dei cumpagnielli fortunati tornassero a dormire a casa loro...semplice...Ero quasi convinta quando realizzai all'improvviso l'amara verità, Ma casa loro dov'è??
La frustrazione acuminata dall'impossibilità di far capire agli adulti che il problema era reale (posti letto, caro affitti e abbandono di minori itterici) mi durò per qualche giorno poi trovai una brillante soluzione al problema...Come avevo fatto a non pensarci prima...Letti a castellooo!
Mi sono ricordata dei ClicClac e dei loro problemi locatori mentre cercavo casa nella capitale e mi sono ritrovata con addosso la stessa frustrazione a visitar stanzette dove ci starebbe solo il Rocci di mia sorella mentre il saggio bolscevico dovrebbe sostare in corridoio. La fortuna infine mi ha baciato, giusto in tempo, chè a macinar chilometri per vedere monoloculi al prezzo di super attici cominciavo ad abusare di Malox.
E mentre arredo la mia stanza a suon di Ikea e suppellettili riscattati ad amici e pattumiere, la bambina di 8 anni che ero pensa e ripensa a Ma casa loro dov'è? Alle gabbiette e a chi ahimè gioco forza ci abiterà, che qui non c'è trippa per gatti, e poi c'è gatto e gatto, e il gatto che si accontenta gode, anche se sta un po' stretto, anche a denari, visti i costi degli affitti e le due caparre etceterà.
E seduta su uno sgabello/scaletto di finto vero legno io e la bambina ci sentiamo un po' meno impotenti a ribadire a chi ha almeno il soffitto alto: letti a castello, signori, letti a castello...
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